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Anni ’80 quando … se non avevi il Rolex neanche ti salutavano

Un’opera d’arte è tale quando trasmette all’osservatore sensazioni, la visione che l’autore ha delle cose che lo circondano o che lo tormentano.
In quegli anni non ci si emoziona più per una natura morta od un paesaggio ma bensì per un paio di scarpe od un cronografo la griffe si eleva a valore assoluto, paradossalmente per potersi distinguere bisogna massificarsi.
Ecco cos’è che emoziona nei favolosi anni 80/90 il marchio come identificazione dell’oggetto: MontBlanc è “la penna”, Lacoste “la polo”, Tod’s “ la scarpa e Rolex “l’orologio”.

Romano Petrucci

Abbiamo incontrato Romano Petrucci gallerista e redattore del manifesto del movimento pittorico che più di ogni altro ritrae quel periodo, Il Metropolismo e gli abbiamo chiesto di raccontarci come Rolex abbia fatto parte di questo.Ecco cosa ci ha detto:
Il linguaggio pittorico proposto dal Metropolismo si insinua tra le pieghe dell’iconografia contemporanea e suggerisce spontaneamente una attenta analisi degli atteggiamenti  comportamentali e poiché anche la scienza ha un suo lato rosa, a chi dipinge atteggiamenti non poteva certo sfuggire il lato trendy del Rolex. 

A. Sciacca “eccesso di zapping” olio su tela 60×60

Il Metropolismo ha storicizzato il Rolex nella gestualità quotidiana dei favolosi anni ’80 quando la folle euforia dell’esaltazione della griffe ci ha donato gioia, gratificazione e magari anche qualche rimorsoTutto questo è stato visibile  nella mostra ‘Metropolismo, l’altra Storia’ curata dal Prof. Achille Bonito Oliva tenutasi  a Roma nel Marzo del 2012 presso le Scuderie di Palazzo Ruspoli.
Il piacere della ricchezza non si esaurisce nel momento del massimo godimento che da essa si può trarre, ma quasi sempre si materializza in forme ostentative giustificate dal desiderio di segnalare la propria grandezza. Questo esercizio riservato a pochi fortunati, si ripete da sempre nel corso dei secoli a dispetto di quei poveri “ignoti qualunque” dei quali nessuno ha saputo o saprà mai nulla. Se però andiamo all’uomo qualunque dei nostri giorni, ci accorgiamo che gli anni ’80 hanno provveduto a riabilitare e riqualificare gli “ignoti qualunque”, inventando segnali catarifrangenti, economicamente sostenibili, che diano sicurezza e forte avviso di presenza. Reso dunque inutile l’impegnativo lavoro di ricerca di psicoterapeuti e psicanalisti sui disturbi della personalità.

Basta scegliere l’orologio giusto.
E noi di questo ci occupiamo, aiutare i nostri amici a scegliere l’orologio giusto raccontandone storie ed aneddoti.

Ringraziamo Romano Petrucci per la cortese collaborazione e vi lasciamo con due immagini del “Daytona Paul Newman ritratto dall’artista. Pensate nel 1970 costava circa 164 € (avete letto bene), oggi ha un valore superiore ai 100.000 €

 

 

 

cristiano

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cristiano

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